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Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante
Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante

Umberto Cornale, bambini che giocani, Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante
Umberto Cornale, bambini che giocano, Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante

Umberto Cornale, bambini che giocani, Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante
Umberto Cornale, bambini che giocano, Posophia, Maria Grazia Masella, Il Sextante

POSOPHIA

La poesia non si commenta. O è o non è. Ricordo a scuola l’obbrobrio del volgere in prosa. Davanti L’infinito ci obbligavano a quell’atto di magia nera che è trasformare versi divini in qualcosa di ragionevole, di terrestre. Ci insegnavano a normalizzare, ovvero a uccidere la poesia, a renderla povera e spiegabile come il quotidiano esecrabile. Un atto di magia nera per qualsiasi testo poetico. Maria Grazia Masella non è Giacomo Leopardi e io non sono Francesco De Sanctis, ma lo scempio vale per tutti.

Così dopo aver letto Posophia non sapevo bene che dire senza rovinare l’opera, e mi ha soccorso un’immagine: Sandro Penna si affaccia da una nuvoletta divinamente trasandata come la sua casa, perfetta come la sua poesia. Con un sorriso mesto e luminoso saluta Maria Grazia Masella recitandole un verso che tutta la comprende Scrivano, annota: la tenerezza.

Ogni sua poesia è tenerezza. Nella solitudine, nell’inganno, nel disinganno del narrare poetico. Ho letto Posophia ballando un valzer con Vivian Lamarque, diversa e lontana ma nella levità e nella disillusa ironia pronta a illudersi, sorella di Maria Grazia. Maria Grazia evoca il tempo di quando c’era il tempo. E il suono, e il ricordo.

(Dalla prefazione di Barbara Alberti)


L’Autrice

Maria Grazia Masella è avvocato cassazionista del foro di Roma. Già Garante cittadino per l’infanzia e l’adolescenza; Docente Diritti Umani UniPace Roma; Scrittrice-saggista e poeta. Ha pubblicato “Dall’altare al tribunale” (Feltrinelli 2003), “Il Maleducato” (Calice, 2008), “Codice Quazel” (Pellegrini, 2018), “Smatrimoniati” (Pellegrini, 2020) e numerosi editoriali sul diritto di famiglia e dei minori. Consulente legale per produzioni cinematografiche e televisive. Ha ideato il modello psico–legale per la risoluzione stragiudiziale delle crisi familiari pre e post separazione (COIMAP Consulenti Integrati Matrimoniali Avvocati e Psicologi).


Il Fotografo

Umberto Cornale è un autore singolare nel panorama italiano contemporaneo. Le sue immagini sono inaspettate e offrono l’opportunità di un viaggio surreale all’osservatore. La macchina fotografica di Umberto Cornale è come una cinepresa. Il cinema lo incuriosisce molto e verso la metà degli anni ’80 avrà l’opportunità di un approfondimento e una conoscenza diretta su di esso. Dopo gli studi artistici a Padova si iscrive alla scuola Ipotesi Cinema, a Bassano del Grappa; la scuola è allora diretta da Ermanno Olmi. Si tratta di un’esperienza formante per lui. Olmi è in quegli anni un regista acclamato e dall’enorme potenza visiva. Cornale vede nel cinema la possibilità di unire i vari linguaggi espressivi che lo affascinano (musica, fotografia, la grazia espressiva della danza) in una sola comunicazione che li abbraccia tutti. Nel contempo frequenta un corso di regia a Padova e gira un corto con un soggetto non suo riferito a una poesia di Emily Dicknson.

Anche nei suoi lavori composti da immagini singole, come ad esempio nei ritratti, Cornale mantiene coerente il suo modo di scattare e di proiettare i suoi pensieri sui soggetti con cui entra in relazione. Con discrezione si accosta e tramite loro “esiste”.

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